In realtà, se posso permettermi, la comparazione andrebbe fatta proprio per valori assoluti: la partecipazione del 10% del City, acquisita da China Media Capital per circa 400 milioni di dollari, è per sua natura di tipo strategico e speculativo, finalizzata a medio termine ad un ritorno di redditività tramite la sua eventuale rivendita sul mercato. Chi ha effettuato un investimento di quel tipo, senza avere il controllo del club che ne è il target, ha puntato sulla sua futura valorizzazione onde conseguire buoni profitti a fronte di investimenti di taglio medio. E' opinabile, cioè, che il medesimo fondo avrebbe osato investire 4 miliardi di euro per il 100% del capitale del club inglese se l'emiro di Abu Dhabi lo avesse consentito: troppo rischiosa l'entità dell'invesimento a fronte della previsione di risultato. Nel caso del Milan, è proprio l'importanza dell'investimento sulla totalità dela partecipazione del club rossonero a testimoniare della entità e rilevanza dello sforzo economico che i soggetti del consorzio stanno andando a sostenere, che non può che essere il segno di una collettività di soggetti, anche senza relazioni interne di partnership strategica, che asseconda un programma imposto da una entità sovraordinata, che non può che essere quella pubblica statale, titolare, ricordiamocelo sempre, del potere di disporre il trasferimento ovvero il blocco di trasferimento di denaro all'estero e, dunque, di decidere di fatto sul merito dell'affare, anche oltre la volontà dell'investitore. Paradossale, per un occidentale, ma questa, signori, è la Cina del Terzo Millennio, in fondo sempre uguale a sè stessa.