Berlusconi: "Voglio cedere il Milan in mani italiane e sicure".VIDEO

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E sulla valutazione 'tecnica' ci vorrebbe una censura. Il milan che gioca meglio rispetto prima e che perde per sfortuna e per gli arbitraggi??? Vergognoso. Vero che brocchi sta tentando di proporre qualcosa, lo riconosco. La squadra occupa il campo diversamente e cerca di creare. Il presidente però dimentica dimentica un elemento fondamentale : anche miha ci provò agli inizi ma la coperta è troppo corta, per proporre questo tipo di gioco ci si espone troppo agli attacchi avversari e la difesa subisce e soffre. Il serbo aveva trovato un equilibrio in quel scolastico 4-4-2. Ma berlusconi di calcio capisce nulla. Ultima considerazione : se sinisa era da sollevare perchè il suo gioco è stato il peggiore della sua gestione, inzaghi allora era da deportare??? Quello si che è stato un gioco indecoroso : tutti bassi al limite della nostra area e che dio e menez ce la mandino buona.
 
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Dopo aver visto il video le uniche conclusioni che se ne possono trarre sono:

1) Berlusconi non ha mai davvero provato a vendere il Milan.

2) Da ragazzo ha fatto un provino con l'Inter.
 

Il Re dell'Est

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CorSport (Furio Fedele): malgrado il video di ieri sera, da ambienti vicini alla Fininvest, si puntualizza che sotto traccia si continua a lavorare anche e soprattutto sul fronte straniero.

GdS (Pasotto): "Preferibilmente in mani italiane". Questa frase, pur non volendo interpretarla come una chiusura totale nei confronti della cordata cinese, fa nascere una serie di interrogativi. Ci sono eventuali acquirenti italiani in grado di pagare circa 700/800 milioni per il Milan? Ci può addirittura essere qualche trattativa segreta e già avanzata? Quanto saranno infastiditi gli investitori cinesi dopo queste frasi di Berlusconi? A quest’ultima domanda si può rispondere subito: sono molto infastiditi, e infastiditi è un eufemismo. Da fonti vicine alla Galatioto Sports Partner, ovvero l’advisor del consorzio cinese, filtra grande sorpresa e una certa frustrazione per le parole di Berlusconi e per come sta venendo gestita la trattativa. In pratica la controparte non riesce a capire a che gioco voglia giocare il presidente rossonero, nell’ambito di quello che da sponda cino-americana viene considerato un piano economico molto solido, con acquirenti altrettanto solidi e soprattutto noti a Fininvest. Anche perché – fanno notare – Sal Galatioto, che in carriera ha curato tantissime cessioni/acquisizioni di alto livello, non rischierebbe la reputazione affiancando investitori poco solidi.
Tutto questo non significa comunque che la trattativa sia saltata per aria. Almeno, non ancora.

Questi sono giorni fitti di contatti, sebbene alla luce delle dichiarazioni di Berlusconi e della reazione cino-americana, i punti di domanda siano diventati enormi. Sul tavolo c’è sempre la questione del dossier che dovrà contenere le garanzie bancarie degli investitori cinesi e ciò che continua a filtrare è uno scenario di attesa unito a una parola ricorrente: cautela. Estrema cautela perché il faldone, una volta completato, finirà sulla scrivania di Berlusconi, che deciderà se dargli seguito dando il via libera a un’esclusiva – non vincolante – con i cinesi per un mese. Di certo c’è che il Cda di Fininvest fino a ieri sera non era stato convocato. Al momento si può ipotizzare che Silvio non voglia abbandonare la scena da perdente, magari con un Milan fuori dalle coppe per il terzo anno consecutivo. E può darsi che sia più combattuto di quanto si pensi sulla cessione del club: la ragione, probabilmente, gli suggerisce di vendere, il cuore di tenere la società.

Repubblica (Currò): "Vorrei vendere agli italiani"... ma si stringe con i cinesi. Con un malinconico video su FB, la voce un po' strascicata, il patron rossonero ha ammesso la fine di un epoca, confermando di voler cedere alla cordata cinese ma correggendo in extremis il tiro affermando di preferire le mani italiane. Ma in verità l’accenno ai possibili soci italiani sembra quasi l’alibi definitivo per la cessione ai cinesi, guidati dall’immobiliare Evergrande e da Jack Ma, il fondatore del colosso dell’e-commerce Alibaba, che partecipa all’operazione a titolo personale. Si stanno limando i dettagli: una delegazione del consulente della cordata, l’italo-americano Salvatore Galatioto, ha incontrato gli uomini di Fininvest in preparazione al Cda della holding della famiglia Berlusconi, previsto per i primi giorni della prossima settimana: verrà dato il via libera alla trattativa in esclusiva che – entro un mese - porterà la maggioranza ai nuovi soci. La valutazione complessiva del club rimane decisamente alta: oltre 500 milioni, più i debiti (330 milioni).
Un ripensamento è possibile. Ma il popolo milanista non pare augurarselo, come emerge dalla maggioranza dei commenti immediati (2700 soltanto nella prima ora) al videomessaggio, che è apparso piuttosto malinconico (vedi la sua immagine con la maglia del Milan) e per certi versi lugubre.

CorSera (Ravelli): Berlusconi annuncia di voler cedere ma di preferire un italiano. Nessun riferimento alla cordata cinese che da oltre un anno (dai tempi in cui spopolava mr Bee Taechaubol) sta trattando con Fininvest e che vorrebbe acquisire il 70% delle quote del Milan. Anzi quel riferimento inaspettato alle «mani italiane». Dal momento che non si conoscono offerte di imprenditori italiani, quello di Berlusconi sembra un auspicio generico, che a ora non trova appigli con la realtà e che in teoria non dovrebbe influire sulla firma della trattativa in esclusiva con i cinesi (comunque non vincolante).
Ufficialmente, dunque, non cambia nulla.
Gli uomini Fininvest stanno predisponendo il famoso dossier sull’offerta da presentare a Berlusconi (ed è su questo che il presidente baserà la sua decisione) e cercano di raccogliere maggiori informazioni sulla composizione e sulle garanzie finanziarie della cordata cinese. Che però comincia a spazientirsi, convinta com’è di aver già abbondantemente fornito tutti i chiarimenti sull’identità dei potenziali compratori e di aver già fatto pervenire, attraverso gli advisor, tutte le prove della loro assoluta solidità finanziaria. Insomma, Fininvest e Berlusconi — è questo il senso dei ragionamenti «cinesi» — sanno benissimo chi siamo e che abbiamo i soldi; se ancora si sollevano tutti questi dubbi forse non c’è la volontà di vendere. Anche la pseudo apertura agli italiani non è stata apprezzata. Il che non significa che la trattativa registrerà per forza una frenata: la controparte è conscia del fatto che Berlusconi deve parlare ai tifosi e anche agli elettori. Però l’umore al tavolo non sarà dei migliori e l’esito a questo punto ancora più imprevedibile.

Quotate
 

kakaoo1981

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Buongiorno compagni, tutti vittime del megalomane, vorrei dire la mia; secondo me questo video ci da molte speranze visto che la sua intenzione è quella di vendere, si è sforzato a dire che preferirebbe un Italiano solo per una questione politica, ma onestamente se non puo' permetterselo lui il milan in Italia non vedo chi possa prenderselo, sarebbe stato un problema se avesse detto NON VENDO allora si ci sarebbe stato da rassegnarsi....teniamo duro e insultiamolo su facebook piu ke possiamo, magari non vedendosi insultato potrebbe cambiare idea
 

Il Genio

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Ha sparato l'ultima cartuccia
Della serie "io non c'entro hanno fatto tutto loro"
 

Tifo'o

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CorSport (Furio Fedele): malgrado il video di ieri sera, da ambienti vicini alla Fininvest, si puntualizza che sotto traccia si continua a lavorare anche e soprattutto sul fronte straniero.

GdS (Pasotto): "Preferibilmente in mani italiane". Questa frase, pur non volendo interpretarla come una chiusura totale nei confronti della cordata cinese, fa nascere una serie di interrogativi. Ci sono eventuali acquirenti italiani in grado di pagare circa 700/800 milioni per il Milan? Ci può addirittura essere qualche trattativa segreta e già avanzata? Quanto saranno infastiditi gli investitori cinesi dopo queste frasi di Berlusconi? A quest’ultima domanda si può rispondere subito: sono molto infastiditi, e infastiditi è un eufemismo. Da fonti vicine alla Galatioto Sports Partner, ovvero l’advisor del consorzio cinese, filtra grande sorpresa e una certa frustrazione per le parole di Berlusconi e per come sta venendo gestita la trattativa. In pratica la controparte non riesce a capire a che gioco voglia giocare il presidente rossonero, nell’ambito di quello che da sponda cino-americana viene considerato un piano economico molto solido, con acquirenti altrettanto solidi e soprattutto noti a Fininvest. Anche perché – fanno notare – Sal Galatioto, che in carriera ha curato tantissime cessioni/acquisizioni di alto livello, non rischierebbe la reputazione affiancando investitori poco solidi.
Tutto questo non significa comunque che la trattativa sia saltata per aria. Almeno, non ancora.

Questi sono giorni fitti di contatti, sebbene alla luce delle dichiarazioni di Berlusconi e della reazione cino-americana, i punti di domanda siano diventati enormi. Sul tavolo c’è sempre la questione del dossier che dovrà contenere le garanzie bancarie degli investitori cinesi e ciò che continua a filtrare è uno scenario di attesa unito a una parola ricorrente: cautela. Estrema cautela perché il faldone, una volta completato, finirà sulla scrivania di Berlusconi, che deciderà se dargli seguito dando il via libera a un’esclusiva – non vincolante – con i cinesi per un mese. Di certo c’è che il Cda di Fininvest fino a ieri sera non era stato convocato. Al momento si può ipotizzare che Silvio non voglia abbandonare la scena da perdente, magari con un Milan fuori dalle coppe per il terzo anno consecutivo. E può darsi che sia più combattuto di quanto si pensi sulla cessione del club: la ragione, probabilmente, gli suggerisce di vendere, il cuore di tenere la società.

Repubblica (Currò): "Vorrei vendere agli italiani"... ma si stringe con i cinesi. Con un malinconico video su FB, la voce un po' strascicata, il patron rossonero ha ammesso la fine di un epoca, confermando di voler cedere alla cordata cinese ma correggendo in extremis il tiro affermando di preferire le mani italiane. Ma in verità l’accenno ai possibili soci italiani sembra quasi l’alibi definitivo per la cessione ai cinesi, guidati dall’immobiliare Evergrande e da Jack Ma, il fondatore del colosso dell’e-commerce Alibaba, che partecipa all’operazione a titolo personale. Si stanno limando i dettagli: una delegazione del consulente della cordata, l’italo-americano Salvatore Galatioto, ha incontrato gli uomini di Fininvest in preparazione al Cda della holding della famiglia Berlusconi, previsto per i primi giorni della prossima settimana: verrà dato il via libera alla trattativa in esclusiva che – entro un mese - porterà la maggioranza ai nuovi soci. La valutazione complessiva del club rimane decisamente alta: oltre 500 milioni, più i debiti (330 milioni).
Un ripensamento è possibile. Ma il popolo milanista non pare augurarselo, come emerge dalla maggioranza dei commenti immediati (2700 soltanto nella prima ora) al videomessaggio, che è apparso piuttosto malinconico (vedi la sua immagine con la maglia del Milan) e per certi versi lugubre.

CorSera (Ravelli): Berlusconi annuncia di voler cedere ma di preferire un italiano. Nessun riferimento alla cordata cinese che da oltre un anno (dai tempi in cui spopolava mr Bee Taechaubol) sta trattando con Fininvest e che vorrebbe acquisire il 70% delle quote del Milan. Anzi quel riferimento inaspettato alle «mani italiane». Dal momento che non si conoscono offerte di imprenditori italiani, quello di Berlusconi sembra un auspicio generico, che a ora non trova appigli con la realtà e che in teoria non dovrebbe influire sulla firma della trattativa in esclusiva con i cinesi (comunque non vincolante).
Ufficialmente, dunque, non cambia nulla.
Gli uomini Fininvest stanno predisponendo il famoso dossier sull’offerta da presentare a Berlusconi (ed è su questo che il presidente baserà la sua decisione) e cercano di raccogliere maggiori informazioni sulla composizione e sulle garanzie finanziarie della cordata cinese. Che però comincia a spazientirsi, convinta com’è di aver già abbondantemente fornito tutti i chiarimenti sull’identità dei potenziali compratori e di aver già fatto pervenire, attraverso gli advisor, tutte le prove della loro assoluta solidità finanziaria. Insomma, Fininvest e Berlusconi — è questo il senso dei ragionamenti «cinesi» — sanno benissimo chi siamo e che abbiamo i soldi; se ancora si sollevano tutti questi dubbi forse non c’è la volontà di vendere. Anche la pseudo apertura agli italiani non è stata apprezzata. Il che non significa che la trattativa registrerà per forza una frenata: la controparte è conscia del fatto che Berlusconi deve parlare ai tifosi e anche agli elettori. Però l’umore al tavolo non sarà dei migliori e l’esito a questo punto ancora più imprevedibile.

Si okay firma a prossima settimana.. ma basta smettessero di dare date a casaccio. Ed sto incontro ad Arcore. A borse chiuse immagino cit
 
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martinmilan

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Stanno trattando ragazzi calma e sangue freddo,finchè galatioto non annuncia che si ritirano tutto è ancora in atto..quella di ieri è stata una sparata malriuscita di berlusconi...la prova lampante che ha seri problemi con un ego che lo sta triturando.
 
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Questo qua è più allo sbando del "suo" Milan. Difficile fare previsioni su come finirà sta storia della cessione, credo che si possa solo pregare sperando di non essere prossimi alla fine.
 

Splendidi Incisivi

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In questi giorni, chiunque conosca Silvio si è posto quasi istintivamente due domande: venderà? e soprattutto, cosa più importante del vendere il Milan, come venderà a livello di immagine questa eventualità che fa a pugni con la sua storia di conquistatore e non di dominato? La risposta è come sempre sorprendente, paradossale, tipicamente berlusconiana: negare l'evidenza della realtà che sta accadendo, come se egli inconsapevolmente la subisse, e non invece la determinasse in ogni suo passo. Con un occhio ai sondaggi: puoi vendere Pirelli e Prada allo straniero, e le vedove del made in Italy si inchinano alla ragione economica, ma vendergli il Milan no, è un'offesa alla memoria dei padri, alla storia individuale e collettiva di ognuno di noi, una resa del nostro sapere in una materia, il calcio, in cui riteniamo, a torto o a ragione, di essere i maestri infallibili. E quindi, vai con i comunicati su Facebook, i video, le messaggiate a reti unificate, l'alzabandiera dell'orgoglio nazionalista e rossonero, la rivendicazione di un progetto autarchico. Ma: negli ultimi due anni Silvio, che dice ora di voler vendere il Milan (tant’è che ci sta provando da un anno), e non più di costruirci sopra un progetto di squadra giovane ed italiana, ha trattato esclusivamente con soggetti di nazionalità estera, che certamente sapeva essere tali; Fininvest, nella individuazione di un partner per l'eventuale dismissione, ha ingaggiato uno degli agenti principe del mercato nordamericano, Galatioto, con inesistente esperienza della serie A e di potenziali acquirenti sul mercato italiano ed europeo: non il consulente ideale, per capirsi, intorno a cui legare una cordata di imprenditori della Bergamasca; l'identità parzialmente svelata dei componenti del consorzio cinese non è mai stata smentita da Fininvest. Berlusconi sa benissimo che sta trattando con soggetti stranieri di grandi capacità finanziarie, ma percepisce, non a torto, che ciò viene valutato positivamente dalla pubblica opinione non perché questo esprima un valore in sé, ma semplicemente perché costituisce il tramite necessario, ma non necessariamente preferibile, per restituire il Milan alla competitività cui era abituato. Il capobastone politico asseconda dunque questa impostazione con l'atteggiamento esposto di chi, obtorto collo, intende sì cedere il Milan, ma vorrebbe farlo in favore di un soggetto domestico, la cui acclarata inesistenza, certo a lui non imputabile, lo costringerebbe infine a valutare altre soluzioni. Il solito modo, obliquo, ammiccante ed allusivo di placare i morsi dello stomaco e di fugare i rimorsi dello spirito. Molto berlusconiano, egocentrico, autoreferenziale, indulgente con le proprie debolezze, e soprattutto schiettamente politico. Detto questo, i fatti, cioè le trattative per vendere il Milan, si cancellano in altro modo: si chiama la controparte, si esprime rincrescimento per tutto quanto di vano è stato fatto, e si decide di interrompere per sempre il dialogo negoziale. Facilissimo, due-tre telefonate, a cercare infine l’abbraccio dei pochi laudatores come se un domani non ci fosse. Detto questo, può accadere? E Berlusconi lo può davvero volere, se fino a qualche ora prima ha vigilato costantemente sulla prosecuzione della trattativa? Dubbi, nel solito giro di chiacchere. :)
Noi sottovalutiamo un punto: la cessione al "cinese" è vista negativamente da molte più persone di quanto possiamo immaginare.
Berlusconi è intervenuto per scongiurare questa eventualità, per rassicurare quelli spaventati dalla possibilità di cedere al "cinese", perché evidentemente questa preoccupazione potrebbe tirargli via, in vista delle elezioni, qualche punticino percentuale.
Ma come, sta vendendo ai cinesi e fa un videomessaggio per negarlo? Certo, secondo il perfetto stile berlusconiano: negare sempre e comunque la realtà dei fatti ed affermarne l'esatto contrario.
D'altronde cosa ci aspettavamo, che Berlusconi facesse un video rammaricandosi della sua attuale incapacità di riportare il Milan grande e quindi della necessità di vendere, per giunta al "cinese comunista"?
Inverosimile una resa pubblica da parte di Berlusconi. Viceversa molto più probabile capovolgere la realtà con un contorno di megalomania, egocentrismo ed autoreferenzialità(perché la farsa della foto fake di lui ad un provino giovanile col Milan?), con l'impellente necessità di apparire come in totale controllo del suo destino e delle circostanze che lo stanno portando alla cessione, perché non dimentichiamo che in tutta questa pantomima ha dovuto, per forza di cose, ammettere il tentativo di cedere il Milan da almeno un anno.
Insomma, Berlusconi ha fondato tutta la sua carriera politica e imprenditoriale su un immagine machista e magalomane di sé: davvero vi aspettavate che facesse un videomessaggio con tono dimesso e bandiera bianca per dire che non è più capace ed è costretto a vendere? Berlusconi, secondo i suoi progetti, sarà sempre l'eroe, il profeta e il salvatore della patria, anche adesso che è un uomo finito in tutti i campi dove è riuscito ad avere successo.
 
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