"Non si tratta di una strategia o di una particolare visione del gioco, la scelta dei collaboratori è una cosa che deve puntare sull’uomo che, prima ancora della sua visione del gioco, sappia guidare i giocatori facendosi stimare. Se ingaggi un allenatore maturo, potrai contare sul vantaggio dell’esperienza. Ma un giovane avrà più fame di vittorie, più entusiasmo, e sarà più aperto ai consigli e ai suggerimenti dei dirigenti del club". Qualche mese più tardi, queste parole avrebbero fatto uno strano effetto, visto che il giovane allenatore privo di esperienza, lo sventurato Inzaghi, sarebbe stato esonerato per far posto al più duro ed esperto Sinisa Mihajlovic.
Berlusconi ha certamente rivoluzionato il calcio. Può andare avanti all’infinito a parlare di tattica e strategia di una partita, e della necessità dell’eleganza e dello stile nel mondo del calcio. Può aver comprato e venduto alcuni dei campioni più costosi al mondo, comprese alcune delle stelle più eccentriche e turbolente, ma resta un tradizionalista quando si tratta di regole e comportamenti.
In particolare quando si arriva alla sua visione dello «stile Milan». "Lo stile Milan è un comportamento sempre corretto, in campo e fuori dal campo» dice l’uomo il cui comportamento «fuori dal campo» è stato spesso pesantemente criticato. "Significa essere leali nei confronti degli avversari, evitare reazioni eccessive e mantenere la calma qualunque cosa succeda. E significa anche un certo modo di presentarsi. Oggi, per esempio, ci sono giocatori coperti di tatuaggi o con strane pettinature. Ai miei tempi, mi spiace usare quest’espressione, io controllavo perfino il nodo della cravatta, prima che un calciatore si presentasse a fare una dichiarazione in tv.» Non è un caso che Berlusconi citi due giocatori, due icone del Milan, due simboli dello stile Milan, dentro e fuori dal campo: "Dei vecchi giocatori di quando ho cominciato la mia missione nel Milan io ho soprattutto nel cuore Maldini e Baresi". "Si vede — dice il presidente con un profondo sospiro — che sono di un’altra generazione. La verità è che non sopporto proprio i tatuaggi, i piercing, le capigliature stravaganti. Mi piacerebbe che il mio Milan tornasse all’eleganza e allo stile che hanno sempre fatto parte della
sua storia".