Credo che in questa vicenda di Mr. Bee si siano confusi i piani della credibilità del suo tentativo con la lunghezza dei tempi di trattativa, che hanno fatto intendere della serietà delle sue intenzioni e dei tempi necessari di approfondimento da parte di Fininvest. In realtà, di profondo in questa vicenda c'è il desiderio di Berlusconi di coniugare l'obiettivo di potenziamento delle risorse finanziarie del club, tramite un aiuto esterno, con il suo controllo diretto, per evidenti fini di prestigio personale e di potere. Questo desiderio è centrale nella lettura dell'intera vicenda: senza di quello non potrebbe spiegarsi quanto e perché duri Mr. Bee, sconosciuto broker thailandese che da taluni è stato visto addirittura come ambasciatore del calcio cinese (inconcepibile per il sentimento patriottico e nazionalista cinese, che non tollererebbe che un tale obiettivo strategico fosse posto nelle mani di un non cinese non organico all'establishment politico, economico e finanziario di madrepatria) o da altri come plenipotenziario di istituzioni finanziarie di massimo rilievo globale. Il thai è semplicemente un broker professionale che sta forse osando troppo dalle sue capacità, ovvero indurre soggetti terzi a finanziarie per quasi mezzo miliardo di euro l'acquisto di una quota di minoranza di un club finanziariamente disastrato come il Milan senza prospettive di controllo e/o amministrazione a breve termine. E' solo l'ambizione (l'illusione?) di Berlusconi che alimenta questa chimera mediatica, durevole fino a quando Fininvest presenterà, a breve, il conto al patron e la insostenibilità di una politica di rafforzamento della squadra, imponendo la fine alle illusioni del suo mentore e la apertura di alternative negoziali, probabilmente già esistenti, ma a prezzi e modalità di governance ben diverse da quelle prefigurate nel suo immaginario decadente.