Federico Buffa racconta Ignazio Abate
Per parlare di Ignazio Abate, dobbiamo tornare necessariamente indietro di 2500 anni. Siamo nella antica Grecia, per la precisione ad Elea, città che vide i natali del filosofo Zenone. Zenone non era solamente un filosofo, ma era un grande appassionato di calcio. Eh sì, perché il calcio in realtà non è nato né nell'Inghilterra della metà dell'800 né nella Firenze rinascimentale, ma nell'antica Grecia. Incredibile. Memorabili i derby tra Sparta e Atene, ma ne parleremo in un'altra occasione. Nell'Agorà Atene militava Parmenide, il quale poi divenne il maestro dello stesso Zenone. Parmenide paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita. E il suo modo di intendere il calcio è esattamente questo: lui gioca a pallone sempre allo stesso modo, correndo per il campo senza fornire realmente alcun apporto alle azioni offensive e difensive dell'Agorà Atene. Vedendo giocare Parmenide, Zenone ha un'illuminazione: nascono i paradossi di Zenone, tra cui il paradosso di Achille e la tartaruga, ne risentiremo parlare. Se Achille venisse sfidato da una tartaruga e desse alla tartaruga un piede di vantaggio, egli non riuscirebbe mai a raggiungerla, in quanto Achille dovrebbe prima raggiungere la posizione occupata dalla tartaruga che nel frattempo sarà avanzata raggiungendo una posizione che la farà essere ancora in vantaggio.
Ignazio Abate è rimasto folgorato da questa teoria. Il nativo di Rescaldina ha pensato: "Voglio essere il primo calciatore della storia moderna del calcio a giocare per il Milan e per la Nazionale italiana senza essere in grado di fare un cross e una diagonale difensiva". Abate è Achille, il cross e la diagonale difensiva sono la tartaruga. Ci è riuscito.